Allenare l’apnea per migliorare nel nuoto: la nuova sfida

Nuoto e apnea, perché?

Da qualche tempo oramai grandi campioni del nuoto come Milorad Cavic – nel passato – e Federica Pellegrini & Co. hanno inserito nelle loro routine di allenamento di nuoto delle sedute specifiche di allenamenti in apnea sia in acqua che a secco. Perché vi domanderete. Beh! La risposta è abbastanza immediata: per migliorarsi bisogna curare i particolari e per atleti di alto livello ogni dettaglio fa la differenza.

Ma anche per il nuotatore Master il dettaglio e la cura dei particolari sono elementi sicuramente sfidanti e motivanti. In uno sprint a farfalla o a stile libero un nuotatore di alto livello può arrivare a respirare 2 volte mentre sui 100 il numero di respirazioni può salire a 20, ovvero si prende aria ogni 6\8 bracciate.

Nella farfalla per respirare non basta girare il capo, già alzare la testa e tenerla in avanti cambia l’assetto del nuotatore e fa perdere decimi importanti. Eliminare o ridurre questa necessità di respirare significa poter risparmiare decimi fondamentali in una prestazione di alto livello. In un 200 stile libero o in un 400 stile libero è molto importante riuscire a gestire al meglio la respirazione e quindi l’ossigenazione muscolare soprattutto quando il livello di affaticamento inizia a diventare limitante sia dal punto di vista tecnico che prestazionale.

Siamo convinti che allenare l’apnea nel nuoto introducendo delle sedute di allenamento specifico sia a secco che in acqua permetterà al nuotatore di imparare a respirare meglio ed ottimizzare la capacità polmonare. Attraverso degli esercizi di respirazione specifici il nuotatore potrà imparare a utilizzare al meglio il diaframma e la respirazione diaframmatica sia durante la prestazione che nelle fasi di recupero: questo tipo di respirazione, che deriva direttamente dalle pratiche yoga Pranayama, è una respirazione tutt’altro che banale ma che può permettere all’atleta di aumentare anche del 30% i volumi aerei scambiati, con tutti i chiari vantaggi che ne possono conseguire in termini di ossigenazione.

Infatti avere un diaframma mobile, elastico e rilassato permette una ventilazione ottimale soprattutto nelle fasi del nuoto in cui il livello di fatica è molto elevato, ed essere consapevoli del tipo di respirazione che si sta facendo aiuta a gestire al meglio i momenti in cui l’ossigeno inizia a mancare e l’acido lattico si accumula nei nostri muscoli. In acqua sarà opportuno introdurre delle sessioni specifiche di nuoto in apnea e di apnea pura al fine di migliorare la tolleranza ipercapnica ed ipossica e quindi permettere all’atleta di riuscire a gestire al meglio momenti della prestazione in cui sono tre i fattori che possono iniziare a inficiare la prestazione e generare stress:

  1. l’accumulo di anidride carbonica,
  2. lo scarso apporto di ossigeno
  3. l’accumulo di lattato

Infatti un elemento molto importante da non sottovalutare è anche lo stress che deriva dalla scarsa abitudine a gestire momenti della gara in cui abbiamo poco ossigeno e dobbiamo stare sott’acqua: si pensi alle fasi subacquee in uscita dalle virate, momenti di una prestazione che possono fare la vera differenza (Phelps ce lo ha dimostrato!).

Swim-Apnea è una innovativa metodica di allenamento che non sostituisce e critica quella corrente ma che amplia lo spettro e la gamma motivazionale dei nuotatori che con piacere potranno migliorare notevolmente i risultati sportivi tramite il totale controllo della loro performance sportiva e rivolto a tutte le persone comuni che vogliono accrescere la propria autostima.

Per info su programmi di allenamento specifici Swim-Apnea contatta Marco Cosentino o Luciano Vietri