Corso Apnea Avanzato

PROSSIMO CORSO APNEA AVANZATO PREVISTO AD APRILE 2022

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Programma del Corso

Il corso di Apnea Avanzato si rivolge ad Apneisti e Pescatori Subacquei che hanno desiderio di approfondire tematiche già trattate in un corso di apnea base e già in possesso di una buona esperienza in Mare maturata con tuffi a profondità tra i 20 ed i 30 metri…ma soprattutto che abbiano voglia di mettersi alla prova per capire quali sono le loro potenzialità ed esplorare i loro limiti.

Il corso ha come obbiettivo l’apprendimento e la gestione consapevole delle tecniche avanzate di allenamento e compensazione che permetteranno all’allievo di approcciare l’apnea profonda con una preparazione fisica ed un livello di sicurezza e consapevolezza ottimali.

Durante il corso si lavorerà sull’adattamento del corpo alla profondità con una serie di esercizi di respirazione e stretching specifici che verranno svolti sia a secco che in acqua e che permetteranno il  raggiungimento di un ottimo livello di flessibilità ed adattamento del corpo alla pressione idrostatica ed a quote per le quali i volumi polmonari raggiungono limiti fisiologici critici.

Lavoreremo molto sulla gestione consapevole della compensazione a profondità superiori al limite reale della compensazione e quindi approfondiremo ed alleneremo le manovre evolute partendo dalla manovra di Frenzel per arrivare alla manovra di compensazione denominata “Mouth-fill” o Frenzel\Fattah:  previste sessioni di allenamento specifiche a secco, in piscina e soprattutto in Mare con discese in FRC (Capacità Funzionale Residua), Full Exhale (espirazione totale) e con l’ausilio di occhialini e noseclip\tappanaso.

Il corso prevede:

  • lezioni di teoria in cui illustreremo le tecniche evolute di compensazione, le modificazioni fisiologiche del nostro corpo a profondità superiori al limite reale della compensazione,  teoria dell’allenamento e preparazione fisica, preparazione ad una prestazione massimale,  prevenzione incidenti, sicurezza e rescue.
  • lezioni ginnastica respiratoria, stretching polmonare e diaframmatico, esercizi specifici “a secco”  per apprendere ed allenare le manovre di compensazione evolute (previsto utilizzo di Otovent e Noseclip\Tappanaso)
  • sessioni di allenamento in palestra\sala pesi in cui verranno illustrati ed effettuati esercizi e tabelle di allenamento specifiche (circuit training, schede di allenamento con carichi esterni, cardio training ipercapnico, etc);
  • sessioni di allenamento in piscina in cui verranno provate prestazioni massimali ed effettuati esercizi e tabelle di allenamento specifiche volte a migliorare la resistenza ipercapnica, allenare le manovre di compensazione, elasticizzare il diaframma e la cassa toracica, etc.
  • sessioni di addestramento in Mare con tabelle di allenamento ed esercizi specifici (tuffi in FRC e Full Exhale, Tuffi con Mouthfill caricato a diverse profondità, tuffi con tappanaso, tuffi in CNF, CWT e FIM) volti ad (1) incrementare gradualmente la prestazione in profondità (2) esercitare aspetti specifici legati alla compensazione evoluta (3) gestire la fase di caduta libera (4) gestire la compensazione con il tappanaso.
  • Obbligatorio Certificato Medico Sportivo Agonistico per attività Subacquee ed una copia originale va consegnata prima dell’inizio del corso.
  • Pre-requisito: essere in possesso di brevetto Apnea Academy OPEN/DEEP, AIDA*** o equivalente.

Feedbacks degli Allievi dopo avere concluso il Corso Apnea Avanzato.

Valerio:

Massima profondità prima del corso: 33m

Massima Profondità dopo il corso: 48m e con margini di miglioramento ulteriori in Mare

“Il Corso affronta in maniera più che soddisfacente gli aspetti teorici, la teoria dell’allenamento, della nutrizione. Ottima anche la parte sugli esercizi di respirazione, compensazione, elasticità. Personalmente ritengo insufficiente, non a livello di contenuti, ma in termini di numero di sedute, la preparazione in palestra: o va previsto nel corso un giorno a settimana di allenamento, o solo tre sedute in tre mesi servono solo ad appendere le nozioni da riproporre poi in sedute private in palestra. Io personalmente non vengo da mesi di palestra quindi a volte mi sono sentito limitato. Su questo voglio lavorare in futuro. In acqua Ottimi gli esercizi in FRC, FE, tolleranza Ipercapnica. Personalmente Nn amo la statica, ma bene anche quella. Ottime le uscite Y40 e mare. Queste sono le vere cartine di tornasole. Bisogna lavorare molto, personalmente lo farò. In definiva il corso è ottimo, e tu Marco sei il valore aggiunto. A livello personale sono soddisfatto. Il corso mi sta lasciando sempre più l’idea che l’apneista avanzato deve fare di più: continuare il lavoro in palestra, lavorare a casa a secco, lavorare a casa su esercizi reputazione e stretching. Ora rimane però da capire come continuare a pari livello del corso, gli allenamenti in acqua! Grazie per la pazienza che hai con noi, grazie per i tuoi preziosi input”


Andrea:

Massima profondità prima del corso: 37m

Massima Profondità dopo il corso: 48m e con margini di miglioramento ulteriori in Mare

“CON IL CORSO AVANZATO OLTRE AD AVERE SODDISFATTO LE MIE ASPETTATIVE DI MIGLIORARE L’ APNEA, ANCHE GRAZIE ALLE NUOVE TECNICHE DI COMPENSAZIONE, IN TERMINI DI MASSIMALI ,PASSANDO DA UNA STATICA DI 4:50 A 5:20,DINAMICA IN PISCINA DA 90 MT A 100MT, TUFFO IN MARE DAI VECCHI 37 METRI AI 47.4 DI OGGI, HO TROVATO IN QUESTO SPORT UNO STILE DI VITA,QUESTO GRAZIE ALLE NUOVE TECNICHE DI RESPIRAZIONE APPRESE , AD UNA NUOVA CONOSCENZA DEL PROPRIO CORPO ED AL MONDO INTROSPETTIVO SEMPRE MAGGIORE CHE L’APNEA DA’. PENSO SIA COSTRUTTIVO FARE UN CICLO DI CORSO AVANZATO UNA VOLTA L’ANNO IN MODO DI FARE PROPRIE QUESTE NUOVE TECNICHE. UN GRAZIE A TUTTI I COMPAGNI E AL MIO ISTRUTTORE MARCO COSENTINO.”


Alberto:

Massima profondità prima del corso: 30m

Massima Profondità dopo il corso: 42m alla Y-40 e con margini di miglioramento ulteriori in Mare

“Sono molto contento di questo corso avanzato. Mi ha insegnato delle tecniche di respirazione per imparare a migliorare la compensazione mouthfill. Mi ha permesso con tanto stupore di superare il mio massimale di profondità toccando i -42 mt !! Mi ha insegnato anche come rilassarmi per affrontare sia la profondità che la dinamica in piscina, e la statica. Tutto questo grazie al mio caro istruttore Marco Cosentino che è un ottimo insegnante e un ottimo apneista!! Grazie di nuovo Marco!! Le mie aspettative sono stati raggiunte, adesso tocca allenarsi sempre di più per migliorare”


Simone:

Massima profondità prima del corso: 30m

Massima Profondità dopo il corso: 42m alla Y-40 e con margini di miglioramento ulteriori in Mare

“Aspettative: da questo corso appena concluso credo di essere più consapevole  dei miei limiti , capacita fisiche e soprattutto mentali .ma c e’ ancora moltissimo da lavorare .
Obiettivi: il mio obiettivo appunto e’  quello di continuare ad allenarmi migliorando  le prestazioni sia in piscina,ed in mare aumentando le quote operative .

Chiarezza Contenuti :I contenuti da te spiegati sono stati molto chiari, tranne qualche argomento un po’ difficile da capire in quanto nn avendoli mai sentiti sono anche difficili da farteli entrare in testa ,ma quello dipende soprattutto dal soggetto ;-)”


Gianluca:

“aspettative/obiettivi ad inizio corso: essenzialmente imparare il mouthfill. aspettative/obiettivi maturati durante il corso: imparare il mouthfill + migliorare le prestazioni apneistiche in generale + imparare ad allenarsi in autonomia. Aspetti positivi: competenza istruttore non solo su temi puramente apneistici, chiarezza materiale soprattutto sugli aspetti legati alla gestione della compensazione e leggi che la governano, ottima la didattica che alterna oltre alla piscina gli esercizi a secco e la palestra. Importanza delle prove massimali e dei test (resistenza co2 ad esempio) che nel mio caso aiutano a porre degli obiettivi misurabili, riscontrare la bontà delle attività fatte e motivare molto. Aspetti da migliorare: secondo me quello che va migliorato sono gli strumenti per gestire gli allenamenti in maniera autonoma. Ad esempio, la documentazione sul training è molto esaustiva. Risulta difficile però impostare delle schede per allenarsi realmente in modo autonomo. E’ chiaro che poi molto dipende dagli obiettivi di ognuno ma secondo me è un tema su cui lavorare per migliorare il corso.”


Fabio:

Massima profondità prima del corso: 30m

Massima Profondità dopo il corso: 42m alla Y-40.

“Il corso apnea avanzato appena svolto è stato veramente soddisfacente. Quello che mi aspettavo maggiormente, cioè l’acquisizione di una quasi totale sicurezza, è stato raggiunto. Dico “quasi” perché sono abbastanza convinto che non esserlo del tutto serva per restare sempre attenti e non sottovalutare i pericoli, soprattutto quelli più scontati. Tutto questo grazie a: (1) la parte teorica che ha illustrato le tecniche specifiche, i relativi rischi, come evitarli ed, eventualmente, i vari atteggiamenti da assumere; (2) la parte pratica, a cui è stato dedicato più tempo, che ci ha permesso di superare i limiti fisici e mentali riscontrati nel corso base. Inoltre trovo che i temi sull’alimentazione ed il training non abbiano fatto solo da cornice, ma siano stati interessanti e funzionali quanto quelli principali. E adesso mare, mare e mare!!”

Respirazione Apnea Pranayama ed Uddiyana Bandha

Respirazione Apnea Pranayama ed Uddiyana Bandha

Respirazione Apnea Pranayama

Il concetto di Prana risale alle origini dello Yoga e Andre Van Lysebeth, colui il quale introdusse per la prima volta le pratiche yoga Pranayama in occidente,  nel suo illuminante libro “Pranayama la Dinamica del Respiro” scrive che “il prana sta allo yoga come l’elettricità sta alla nostra civiltà”. Ma cosa è questo Prana? Dove si trova? E soprattutto, come riusciamo ad assimilarlo?

“Prana è la somma di tutte le energie contenute nell’universo”. Swami Sivananda

Per gli yogi da millenni l’universo è costituito da Prana, cioè energia cosmica presa nel suo assieme, che si manifesta sotto forma di prana (scrittocon la p minuscola)  ovvero l’energia differenziata in qualsiasi forma essa si manifesti: magnetismo, gravitazione, elettricità (intesa come elettricità biochimica) sono tutte manifestazioni del Prana universale. Secondo gli yogi il Prana è presente nell’aria (è non viene identificato né nell’ossigeno, né l’azoto, né alcuno degli altri componenti gassosi dell’atmosfera), nel cibo, nell’acqua, nella luce del sole. L’aria, l’acqua, gli alimenti, il calore dei raggi solari, sono tutti veicoli del prana da cui dipende qualunque forma di vita animale o vegetale presente  presente sul nostro pianeta.

“Il prana penetra nel nostro corpo ed è il nostro vero nutrimento perché, senza di esso, non è possibile alcuna vita”. Van Lysebeth

Ma gli yogi oltre a svelarci il Prana hanno anche sviluppato una serie di tecniche e leggi per controllarlo. La scienza del controllo del prana si chiama Pranayama (ayama=controllare) e tutti gli esercizi yoghici, non solo le tecniche respiratorie che vedremo più avanti, hanno come obiettivo il controllo cosciente e consapevole del prana ovvero dell’energia di cui il nostro corpo si nutre.

Per gli yogi l’atmosfera è la fonte più importante di prana e concentrano la loro attenzione sulla ionizzazione ed in particolare sugli ioni negativi. Senza addentrarci in una trattazione che potrebbe risultare noiosa, basti sapere che esiste un metabolismo dell’elettricità ovvero il nostro organismo è in grado di assorbire l’elettricità atmosferica, di utilizzarla e scaricarla attraverso la pelle. E più questo metabolismo è attivo per effetto dell’assorbimento di un aria carica di ioni negativi, più l’essere è vitale ed in salute.

In questo articolo proponiamo un esercizio yoga Pranayama che nella pratica dell’apnea è fondamentale per la corretta gestione del diaframma e soprattutto quando l’atleta scende in profondità e la pressione idrostatica comprime i volumi polmonarie e genera tutta una serie di modificazioni fisiologiche, la più importante delle quali è il bloodshift o emocompensazione, che spesso tendono ad irrigidire la gabbia toracica e quindi anche il muscolo diaframma.

Un diaframma elastico, mobile e potente è la chiave per avere delle ottime prestazioni in apnea ma anche nel nuoto.  L’esercizio che descriveremo si chiama Uddiyana Bandha.

Respirazione Apnea Pranayama

La parola sanscrita uddiyana significa ‘sollevare’ o ‘volare alto’, mentre bandha vuole dire ‘chiudere, bloccare’ : nello yoga il bandha è un blocco o una postura nella quale un segmento del nostro corpo viene “sigillato”, isolato o comunque bloccato in un certo modo.

Nello yoga esistono 3 tipi di bandha e noi ci concentreremo sul blocco o bandha che è sicuramente uno dei più potenti – uddiyana bandha appunto – che consiste nella introflessione della parete addominale sotto la cassa toracica alla fine di una espirazione forzata e mentre si trattiene il respiro. In questo modo gli organi che si trovano all’interno dell’addome vengono sospinti verso l’alto all’interno del tronco a causa della depressione parziale che generiamo nella cavità toracica.

Uddyana Bandha è un esercizio di ritenzione del respiro molto sicuro poiché crea una depressione nel petto anziché un aumento di pressione ed ecco perché deve essere sempre svolto a stomaco vuoto. I benefici nella pratica continua e costante di questo esercizio sono molteplici:

  • elasticizzazione delle pareti addominali
  • elasticizzazione e mobilità del muscolo diaframma
  • rafforzamento del muscolo diaframma
  • massaggio indotto sugli organi interni e quindi vantaggi in termini di circolazione ed irrorazione sanguigna

Uddiyana Bandha è l’unico esercizio nella pratica dello hatha yoga che è in grado di lavorare direttamente  sul muscolo diaframma andando ad allungarlo ed elasticizzarlo e quindi effettuando un vero e proprio stretching del muscolo respiratorio più importante del nostro corpo. L’esercizio si svolge in tre fasi principali:

  • Espirazione forzata: effettuare uno sforzo espiratorio con la contrazione dei muscoli addominali ed intercostali. La contrazione di questi muscoli sosterrà e spingerà la cupola diaframmatica nella posizione più alta possibile che può essere raggiunta all’interno del tronco alla fine di uno sforzo espiratorio.
  • Ritenzione del respiro e rilascio muscolare: una volta terminata questa fase di espirazione con contrazione muscolare, si trattiene il respiro e si rilasciano i muscoli addominali ed intercostali. Avvertirete una sensazione di depressione o “sotto vuoto” all’interno della cassa toracica ed in particolare nella trachea.
  • Uddiyana Bandha: a questo punto effettuo una introflessione ulteriore della cupola diaframmatica andando a simulare una inspirazione (ma senza prendere aria e quindi mantenendo la glottide chiusa) facendolo quindi salire ulteriormente ed andando così ad effettuare uno stretching delle fibre muscolari e dei tessuti connettivi.

Se praticato con continuità, Uddiyana bandha permetterà di raggiungere un livello di espirazione più completo ed una respirazione in generale più efficiente.

Guida step by step per apprendere Uddiyana Bandha

Nella fase di apprendimento uddiyana bandha si può sperimentare in posizioni diverse ma noi suggeriamo di stare in piedi, con le gambe leggermente flesse, busto proteso in avanti e mani poggiate saldamente sulle ginocchia con dita rivolte verso l’interno.  Questa posizione sviluppa un movimento degli organi interni verso il basso ed in avanti che sarà contrastato dal sollevamento e dalla contrazione dei muscoli addominali in espirazione. In generale è possibile effettuare l’esercizio in ogni posizione in piedi, ma la postura classica appena descritta, darà la possibilità al lettore di osservare con facilità eventuali errori ed effettuare le opportune correzioni.

Importante: effettuare l’esercizio davanti ad uno specchio al fine di osservare e capire dinamiche muscolari, evidenziare eventuali errori e capire le correzioni da apportare.

  1. Espirare completamente: effettuare uno sforzo espiratorio con la contrazione dei muscoli addominali ed intercostali della gabbia toracica. Immaginate di dovere soffiare aria dalla bocca per gonfiare un palloncino più che potete e con un solo respiro.
  2. Ritenzione del respiro e rilascio muscolare: una volta terminata questa fase di espirazione con contrazione muscolare, trattenete il respiro chiudendo la glottide (tutti gli steps che seguono dovranno essere effettuati con ritenzione del respiro ovvero in apnea) e rilasciate i muscoli addominali ed intercostali. Avvertirete una sensazione di depressione o “sotto vuoto” all’interno della cassa toracica ed in particolare nella trachea e nella gola.
  3. Effettuare una finta inspirazione: immaginate ora di effettuare una inspirazione estroflettendo il vostro petto (mantenendo i muscoli addominali ed intercostali rilassati) ma mantenendo la glottide chiusa ed impedendo che entri aria nei vostri polmoni. Se questo passaggio dovesse risultare difficoltoso perché pensate di non riuscire a non fare entrare aria nei polmoni, potete provare ad inspirare (ma senza farlo davvero) con la bocca chiusa e con il naso pinzato: dovreste riuscire cosi a sentire la depressione polmonare ed il richiamo verso l’alto del diaframma.
  4. Richiamare il diaframma in Uddiyana Bandha: mantenendo la ritenzione del respiro e quindi l’apnea, provate ad ispirare (ma sempre senza far entrare aria nei polmoni) con più forza mantenendo i muscoli addominali ed intercostali rilassati. In questo modo genererete una ulteriore depressione nella cavità toracica e a questo punto osserverete che nella parte alta della parete addominale, proprio sotto il complesso xifoideo, si verrà a creare una profonda concavità che si estenderà anche sotto la vostra cassa toracica. Ecco Uddiyana Bandha. Provate a mantenere questo “blocco” per alcuni secondi
  5. Rilasciate la finta inspirazione: dopo avere mantenuto il blocco a polmoni vuoti ed in apnea (ritenzione del respiro) per alcuni secondi, potete rilasciare la vostra finta inspirazione (ancora senza far entrare aria nei polmoni) e permettere al vostro petto ed agli organi interni di abbandonarsi e al vostro addome di rilasciarsi in avanti.
  6. Respirate: a questo punto, una volta che i muscoli sono rilassati e quindi non c’è più depressione all’interno dei polmoni, respirate delicatamente e dolcemente.

Ovviamente, dato che questo esercizio genera delle depressioni all’interno della cavità toracica e della zona addominale, è molto importante effettuarlo in momenti della giornata in cui siamo a stomaco vuoto ovvero lontano dai pasti e preferibilmente la mattina. Alcune controindicazioni nell’effettuare Uddiyana Bandha si hanno nel caso in cui la persona soffre di pressione alta, ernie iatali, ulcera, oppure in caso di gravidanza.

Problematiche ed errori più comuni.

Se avete qualche difficoltà  in qualcuno degli steps  sopradescritti, allora è possibile che stiate sbagliando una delle seguenti cose:

  • Non state espirando sufficientemente all’inizio: meno aria espirate e più sarà difficile far risalire l’addome. Al punto uno cercate di effettuare uno sforzo espiratorio che coinvolga, contraendoli,  i muscoli addominali ed intercostali della gabbia toracica.
  • Fate entrare aria nei polmoni quando dovete fare la finta inspirazione: dovete cercare di simulare un’ ispirazione ma senza far entrare aria, ovvero senza farla davvero, quindi attivando tutti i muscoli che normalmente verrebbero usati ma senza far entrare aria. Questo è il punto focale dell’esercizio che prevede, alla fine dell’espirazione forzata, il blocco dell’ingresso di aria nei polmoni che può avvenire (1) chiudendo la glottide oppure (2) tenendo il naso pinzato e la bocca chiusa.
  • Non riuscite a rilassare i muscoli addominali ed intercostali durante la finta ispirazione che dovrebbe portare alla risalita del diaframma e della parete addominale. Questo è certamente l’errore più comune e lo riscontriamo in moltissimi dei nostri allievi dei corsi di apnea i quali , dopo l’espirazione forzata con contrazione dei muscoli addominali ed intercostali, non riescono a rilasciarli oppure tentano erroneamente di spingere in alto l’addome ed il diaframma contraendo proprio questi muscoli. Se questi muscoli addominali ed intercostali vengono mantenuti contratti sarà impossibile che gli organi interni, la parete addominale ed il diaframma vengano “risucchiati” verso l’interno del ventre e verso l’alto, ovvero sotto la cassa toracica.

I muscoli addominali possono operare in diversi modi e quindi il lettore potrà trovarsi in difficoltà nel rilassarli al momento giusto. Inoltre molte persone hanno delle grosse difficoltà a rilassare la zona addominale perché spesso la contrazione di questi muscoli è una reazione inconscia a sensazioni di disagio e paura.  Molti allievi dei nostri corsi dopo l’espirazione forzata riescono a rilassare i muscoli addominali solo momentaneamente ma poi vanno in confusione e riiniziano a contrarli cercando un loro supporto per far risalire la parete addominale in Uddiyana Bandha. Occorre distinguere tra premere con i muscoli addominali (azione che si effettua solo quando effettuiamo l’espirazione iniziale) e permettere alla parete addominale di essere risucchiata passivamente verso l’alto dalla depressione che generiamo nella cavità toracica. La depressione che genera il bandha viene indotta dall’espansione della cassa toracica che effettuiamo  mentre simuliamo una inspirazione: dato che non permettiamo all’aria di entrare nei polmoni, la pressione interna diminuisce e si crea cosi una depressione che solleva il diaframma rilassato e gli organi interni. Quando rilasciamo il blocco anche l’espansione della cassa toracica viene rilasciata e cosi gli organi interni ed il diaframma ritornano al loro posto. 

La chiave per riuscire ad imparare ed effettuare al meglio Uddiyana Bandha è il rilassamento ed il sapere lasciarsi andare.

Se ancora avete problemi nella gestione degli step 3 e 4 allora potete provare con questo semplice esercizio (che vi permetterà di capire il coinvolgimento del torace e degli addominali durante  una inspirazione): socchiudete le labbra lasciando solo un piccolo orifizio oppure dotatevi di una cannuccia molto sottile tale che il flusso di aria in grado di  passare sia veramente minimo (una cannuccia utilizzate per i succhi di frutta take-away potrebbe andare bene). Mettete la cannuccia in bocca oppure socchiudete le labbra,  tappate il naso per evitare che aria entri da esso, chiudete gli occhi,  ed iniziate ad aspirare dolcemente aria. Sentite cosa succede: notate che effettuate questo lavoro coinvolgendo  l’intero busto e che sarebbe impensabile farlo se non dopo una espirazione (infatti nessuno di noi succhierebbe acqua da una cannuccia dopo una inspirazione totale). Ciò che accade con questo esercizio, in contrasto con uddiyana bandha, è che i muscoli addominali rimangono in uno stato di contrazione creando una struttura tubolare rigida che mantiene il suo profilo anche se il petto e la gabbia toracica hanno sviluppato una depressione importante.

Ora provate lo stesso esercizio ma cercate di rilassare completamente i muscoli addominali mentre aspirate dolcemente aria dalle vostra labbra ancora più serrate:  creerete ancora una depressione nella cassa toracica e nel petto che si trasmetterà alla parete addominale rilassata la quale questa volta sarà  risucchiata verso l’interno e verso l’alto assieme agli organi interni. Se provate a fare questa manovra ma senza far entrare aria nei polmoni e quindi simulando una inspirazione, allora starete facendo uddiyana bandha.

Attenzione: il presente articolo ha scopo puramente informativo. L’autore dell’articolo e le persone citate nell’articolo non saranno per nessun motivo responsabili di eventuale uso improprio che potrà essere fatto delle informazioni contenute in questo articolo. Fonte https://yogainternational.com/article/view/uddiyana-bandha-step-by-step

Trofeo Apnea Iron Freediver 2018

Trofeo Apnea Iron Freediver 2018

Il Trofeo Apnea Iron Freediver è volto a premiare coloro che profonderanno impegno nei confronti della squadra apneistica ASD FreeDiversItalia partecipando agli allenamenti di apnea ed in futuro anche alle gare di apnea del circuito Nazionale FIPSAS.

Il Trofeo 2018-2019 è iniziato il 26 Settembre 2018 si concluderà il  10 Luglio 2019 e possono partecipare tutti i soci atleti tesserati ASD FreeDiversItalia per la stagione in corso.

Il regolamento è molto semplice: gli istruttori del Team durante ogni seduta di allenamento di apnea prenderanno nota delle presenze. Alla fine del periodo l’Atleta che avrà accumulato il maggiore numero di presenze agli allenamenti ed alle gare, riceverà come premio la possibilità di allenarsi gratuitamente nel trimestre Settembre-Dicembre 2019 (o altro trimestre da lui indicato purché entro l’anno solare successivo) ed inoltre la coppa Trofeo Iron Freediver.

Su questa pagina con cadenza Trimestrale verranno pubblicati i punteggi e le classifiche da podio.

Classifica Finale 2017-2018

Atleta Presenze
Giulia Presti 58
Federico Galuppi 38
Andrea Carmignani 35
Francesca Cencia 32

 

Stage Apnea Alessia Zecchini

Stage Apnea con Alessia Zecchini

Stage Apnea Alessia Zecchini

ASD FreeDiversItalia presenta un evento unico ed imperdibile per i suoi soci!

Stage di Apnea in Mare ed in Piscina con la Pluricampionessa del Mondo di Apnea Alessia Zecchini, una delle più forti e complete apneiste della storia di questo sport ed attuale detentrice del record del mondo in apnea dinamica in piscina (250 metri) ed assetto Costante con Monopinna in Mare (-104m).

Oltre a innumerevoli record mondiali ed europei in tutte le discipline indoor dell’apnea, Alessia il 7 maggio del 2017 durante la competizione di apnea profonda più importante al mondo, il Vertical Blue, è riuscita nella incredibile impresa di migliorare il record del mondo di apnea in assetto costante con monopinna portandolo da -101m a -102m. Ricordiamo che il record apparteneva alla leggendaria e compianta apneista russa Natalia Molchanova scomparsa nell’Agosto del 2015 nel mare di Ibiza.

Poi, sempre durante la stessa competizione ed in una giornata indimenticabile per questo sport, Alessia è riuscita in una impresa epica: alle 11.00 del 10 maggio 2017 la giapponese Hanako Hirose strappava il cartellino a -103m e “rubava” cosi il record ad Alessia che però, non dandosi per vinta e mostrando a tutto il mondo dell’apnea un carattere ed una grinta unici, alle 11.15 con un tuffo leggendario riusciva a strappare il cartellino a -104m riprendendosi il di diritto il suo record del mondo!

Il programma di questi due giorni tra Mare e Piscina con Alessia Zecchini prevede:

SABATO 23 Settembre 2017 parte in Mare all’isola di Giannutri (programma e destinazione finale possono variare in base alle condizioni meteo marine, pur rimanendo nella zona dell’Argentario)

  • 8:30 Appuntamento a Porto Ercole
  • 8:30 – 9:00 Registrazione partecipanti e partenza verso Giannutri a bordo della barca diving Donzella.
  • 9:00 – 10:00  Teoria: Preparazione ad una sessione in mare (Alimentazione, ingresso in acqua, respirazione, fasi del tuffo, riemersione)
  • 10:00 – 10:30 Vestizione e suddivisione sui cavi
  • 10:30- 12:30 Sessione in mare + video
  • 12:30-13:30 Pausa con snack e frutta
  • 13:30-14:30 Teoria: Compensazione evoluta e preparazione mentale ad una performance in mare
  • 14:30-16:30 Sessione mare + video
  • 16:30-17:30 Debriefing mentre si rientra in porto e pranzo.
  • Rientro in porto per le 18:00

DOMENICA 24 Settembre 2017 parte in Piscina presso SSD Nautilus Sporting Center

  • 9:30 Appuntamento presso Nautilus Sporting Center
  • 10:00 – 11:00 Teoria e Pratica in acqua: Idrodinamicità , tecnica e potenziamento capacità fisiche e motivazionali
  • 11:00 – 12:00 Teoria: Preparazione ad una performance
  • 12:00 – 13:00 Sessione a Secco: Streatching + visualizzazione performance
  • 13:00-14:30 Sessione in Acqua: Esercizi con pinnette, mono e pinne in superficie e in apnea + video
  • 14:30 – 15:00 Pausa Pranzo
  • 15:00 – 16:00 Teoria: Preparazione mentale ad una performance
  • 16:00 – 17:00 Teoria: Consigli per un programma di allenamento personalizzato
  • 17:00-17:30 Chiusura Stage e consegna Attestati di Partecipazione
I posti disponibili per questo stage sono limitati al fine di permettere a tutti i partecipanti di ricevere il massimo in termini qualitativi e di sicurezza. Lo stage è aperto a tutti gli apneisti di qualunque livello ed in base alle prestazione i partecipanti verranno suddivisi sui cavi. Tutti i tuffi saranno seguiti da Alessia Zecchini, Marco Cosentino (Istruttore esperto e Safety Diver con esperienza decennale in competizioni internazionali di apnea profonda) e dagli istruttori del Team FreeDiversItalia Christian d’Altilia e Marco Campanelli. I tuffi oltre i 45m saranno effettuati con sistema di contrappeso.
 
Per info su costi e disponibilità 3286630307 (anche whatsApp) oppure contattaci

Sicurezza in Apnea: utilizzo erogatore subacqueo nel primo soccorso

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Sicurezza in Apnea: riflessioni sul possibile utilizzo del secondo stadio dell’erogatore subacqueo nel primo soccorso di apneisti e\o pescatori in apnea che riemergono in black-out e con importanti problematiche respiratorie.

Vorrei esprimere la mia profonda gratitudine a Tom Ardavany e Bill&Leigh Baker per i commenti , i suggerimenti , il background e l’esperienza professionale che hanno condiviso. In questo articolo ho cercato di condensare le esperienze ed il know-how acquisito durante la partecipazione a diverse competizioni di apnea in cui ho lavorato con loro come Safety Diver e\o come responsabile della sicurezza.

Attenzione: il presente articolo ha scopo puramente informativo e non deve essere usato come riferimento in nessun tipo di attività di primo soccorso, resscue o Basic Life Support. Esistono standard medici e procedure approvate e riconosciute al livello internazionale da organi autorizzati che devono essere seguite nelle attività di primo soccorso, rescue e BLS. L’autore dell’articolo e le persone citate nell’articolo non saranno per nessun motivo responsabili di eventuale uso improprio che potrà essere fatto delle informazioni contenute in questo articolo.

PRIMO CONSIGLIO SULLA SICUREZZA: MAI IN MARE DA SOLI!

Subito dopo la morte di Nicolas Mevoli durante la competizione VB2013, ho avuto immediata la sensazione che si sarebbe potuto fare qualcosa di più per salvare la sua vita, in particolar modo sulla piattaforma e soprattutto dai medici che erano responsabili della gestione della sicurezza sulla piattaforma durante la gara. Questo pensiero non mi ha fatto dormire per un lungo periodo di tempo dopo l’evento e ancora oggi, dopo diversi anni, sono ancora convinto che con un adeguato supporto medico la sua vita avrebbe potuto essere salvata.

Non sono un medico e non voglio stare qui a discutere o creare qualsiasi controversia o polemica sul lavoro fatto dai medici sulla piattaforma quel giorno (ci sono state indagini ufficiali AIDA nelle quali professionisti con conoscenze specifiche e formazione accademica di altissimo livello hanno espresso la loro opinione su come è stata gestita quella situazione di emergenza) ma vorrei sottolineare il fatto che probabilmente i protocolli di primo soccorso, ed in particolare alcuni equipaggiamenti ed attrezzature che erano disponibili durante la competizione di apnea (fino a quel giorno), non sono stati utilizzati in modo efficace e\o il loro utilizzo non è stato considerato essenziale per la risoluzione di questo tipo di incidente.

In particolare le manovre di supporto alla respirazione basate sull’uso della maschera AMBU-BVM non sono state efficaci per ristabilire la respirazione autonoma di Nicolas (dopo un anno dall’evento ho avuto l’opportunità di vedere il video dell’incidente e ci sono alcune evidenze che non possono essere trascurate, specialmente nell’uso improprio che è stato fatto di alcune attrezzature mediche). In quel caso nessuno ha deciso di provare ad utilizzare altre soluzioni “pratiche” che erano disponibili sulla piattaforma come ad esempio il secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno. Probabilmente perché il protocollo di gestione dell’emergenza in uso non prevedeva l’utilizzo di questi dispositivi.

Dopo questo incidente e durante la preparazione del Safety Team per il Vertical Blue 2014, ho avuto l’opportunità e la fortuna di parlare a lungo dell’incidente di N. Mevoli con il medico responsabile per il VB2014, Mr. Tom Ardavany. Tom è un infermiere e paramedico della Washington State, ha lavorato in un Centro Traumatologico di primo livello e come infermiere di volo su eliambulanze dedicate al trasporto di pazienti e vittime con traumi critici. Tom lavora anche come paramedico nelle isole di San Juan e, con la qualifica di istruttore EMT per il Remote Medical International, Tom ha addestrato al primo soccorso ed alla gestione di emergenze mediche sia personale militare che agenti del governo nonché guardie del corpo.

Durante le nostre lunghe discussioni abbiamo dedicato molto tempo nel pensare al possibile utilizzo del secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno al fine di supportare le funzioni di base alla vita di un apneista che riemerge in black-out e con evidenti problemi respiratori e\o con un potenziale barotrauma polmonare o “squeeze”. Abbiamo parlato di come e se questo semplice elemento di una normale attrezzatura da SCUBA (quindi anche facilmente disponibile a bordo di una imbarcazione) potesse essere davvero efficace nel primo soccorso di apneisti o pescatori subacquei che riemergono con una situazione medica come quella descritta sopra. Ed abbiamo effettuato molte esercitazioni al fine di capire come gestire al meglio il soccorso della vittima usando, oltre agli equipaggiamenti medici standard, anche il secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno. Per fortuna in quel VB non abbiamo mai avuto la necessità di utilizzare questa apparecchiatura.

Un anno dopo, nel 2015, ho lavorato come responsabile della sicurezza nella competizione di apnea “Nirvana Ocean Quest” che si svolge in Colombia nell’isola di San Andres, ed ho chiesto a Tom una consulenza al fine di organizzare al meglio il piano di gestione dell’emergenza. Durante questo evento, in accordo con l’organizzatore ed il medico che era sulla piattaforma, abbiamo deciso di introdurre nelle “procedure di gestione dell’emergenza” il secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno: nel caso di apneista che fosse riemerso in black-out, con un grave deficit respiratorio e\o con possibili complicazioni al livello polmonare e che non si fosse ripreso (ovvero avesse ripreso a respirare autonomamente) dopo un minuto di somministrazione di ossigeno con la maschera AMBU-BVM, l’opzione primaria sarebbe stata l’utilizzo del secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno al fine di supportare le funzioni respiratorie della vittima.  Per fortuna anche in questa occasione non abbiamo mai avuto la necessità di utilizzare questa o altre attrezzature mediche.

Quest’anno proprio all’inizio della competizione Vertical Blue 2016 ci siamo trovati a gestire il caso di un apneista che è riemerso da un tuffo profondo con un brutto black-out e con un grave deficit respiratorio. Seguendo il protocollo standard concordato, abbiamo portato la vittima sulla piattaforma ed abbiamo iniziato immediatamente la somministrazione di ossigeno tramite la maschera AMBU collegata alla bombola di ossigeno (la maschera in questo caso era perfettamente aderente al viso della vittima e collegata alla bombola di O2). Dopo circa 1 minuto abbiamo visto che l’apneista non riiniziava a respirare autonomamente e abbiamo deciso, sulla base di molte esercitazioni pratiche fatte prima della competizione, di provare con l’erogatore subacqueo: uno dei membri del safety team ha iniziato a respirare ossigeno dall’erogatore e ad effettuare delle manovre di respirazione bocca-a-bocca sulla vittima. Dopo due tentativi abbiamo deciso di aprire la bocca della vittima e di inserire direttamente l’erogatore in bocca mentre iniziavamo, ad intervalli regolari, a mandare ossigeno nei suoi polmoni premendo la valvola dell’erogatore.

Basandoci solo ed esclusivamente sull’ osservazione delle reazioni dell’anpneista (quindi senza un background basato su test medico scientifici a supporto), abbiamo avuto l’opportunità di capire quanto questa semplice attrezzatura possa essere efficace nelle procedure di soccorso di un apneista che riemerge in black-out e con serie difficoltà respiratorie probabilmente causate da laringospasmo e chiusura della glottide. L’utilizzo della maschera AMBU-BVM, utilizzata inizialmente per supportare la respirazione dell’apneista, non è stata molto efficace probabilmente perché questo dispositivo medico non è in grado di forzare aria (quindi con una pressione positiva sufficientemente elevata) nella prima sezione dell’apparato respiratorio della vittima che probabilmente è occlusa a causa dello spasmo muscolare.

Basandoci su questi dati empirici, abbiamo osservato che probabilmente ciò che è realmente necessario in casi come questo è proprio la generazione di una pressione aerea positiva che possa forzare la riapertura della glottide e della laringe e quindi l’arrivo del flusso aereo direttamente nei polmoni. Questa pressione positiva poteva essere applicata sia utilizzando il secondo stadio di un erogatore subacqueo collegato ad una bombola di ossigeno oppure effettuando una respirazione bocca-a-bocca efficace.

Ora dobbiamo cercare di distinguere tra due possibili scenari operativi:

–  Primo Scenario: sei a fare pesca in apnea oppure stai facendo apnea ricreativa con il tuo compagno oppure ti stai allenando con un istruttore e l’unico dispositivo che avete disponibile a bordo del gommone o della barca appoggio è il secondo stadio di un erogatore subacqueo collegato alla bombola di ossigeno e (magari) anche una maschera AMBU-BVM.

– Secondo Scenario: sei in un evento organizzato e\o in una competizione con dei medici professionisti presenti sulla piattaforma e con a disposizione strumenti medici professionali ed anche il secondo stadio di un erogatore subacqueo collegato ad una bombola di ossigeno (che solitamente è presente sulla piattaforma)

Nel primo caso, se l’unico dispositivo alternativo disponibile è un erogatore subacqueo, la procedura di rescue che potrebbe essere messa in atto nel caso in cui il compagno apneista non si riprenda dopo pochi secondi o se l’uso della maschera AMBU-BVM non fornisca i risultati attesi dopo circa un minuto di somministrazione è la seguente:

  1. Inserire il secondo stadio dell’erogatore nella bocca della vittima: il compagno o la persona che sta effettuando l’operazione dovrebbe usare le dita della mano al fine di sigillare bene l’erogatore nella bocca della vittima affinché non si perda aria e pressione quando si preme la valvola di rilascio.
  2. Chiudere bene anche il naso della vittima al fine di non perdere aria dalle vie aeree superiori.
  3. Premere la valvola presente sull’erogatore per due secondi o fino a che non vedete che il petto della vittima si solleva leggermente, situazione che ragionevolmente indica che l’aria in pressione ha superato l’occlusione generata dallo spasmo nella laringe e nella glottide ed è arrivata nei polmoni.
  4. Ripetere finché la vittima non ritorna a respirare autonomamente.
  5. Non appena le vie aeree sono libere, tornare a supportare la respirazione mediante AMBU-BVM

Nel secondo scenario, se ci troviamo in una competizione o in un evento in cui sono presenti medici professionisti o soccorritori esperti nella gestione dell’emergenza, un dispositivo medico che “potrebbe e dovrebbe” essere presente (ovviamente assieme alla maschera AMBU-BVM e ad altre attrezzature mediche standard), come suggerito da Rik Rosken, potrebbe essere un “ MTV – Manually Triggered Valve o dispositivo per la somministrazione di ossigeno con una valvola che viene gestita manualmente. Questo dispositivo è in grado di fornire una pressione in uscita tra i 40 ed i 70 mmH2O. La grade differenza con il secondo stadio dell’erogatore è la possibilità di visionare in maniera ottimale il pattern respiratorio ed inoltre è un dispositivo medico che può essere sicuramente usato in questo tipo di procedure. La ragione per cui la AMBU-BVM forse non funziona correttamente è dovuta al fatto che la maschera ha una valvola standard di sovrappressione che previene l’insufflazione di aria nello stomaco e quindi se la pressione aumenta la maschera automaticamente apre la valvola per ridurla”

Prima Riflessione. Anche se la maschera AMBU-BVM (come indicato nei protocolli medici di primo soccorso ed anche da Bill Baker che era il responsabile del soccorso medico presente sulla piattaforma all’ultimo VB2016) rimane il dispositivo realmente testato ed approvato al fine di fornire ossigenazione ad un individuo ipossico che respira in modo non efficiente (e sicuramente un individuo che è apnoico), possiamo dire che probabilmente il secondo stadio dell’erogatore subacqueo può essere considerato un valido supporto nel caso in cui la maschera AMBU-BVM non fornisca i risultati attesi dopo alcuni secondi oppure nel caso in cui non siano disponibili altri dispositivi medici. Non rimpiazza i dispositivi standard che sono preposti alla ventilazione di un paziente apnoico o che abbia un pattern respiratorio inefficiente, ma fornisce solo un supporto aggiuntivo o una alternativa nel caso in cui non vi siano altre soluzioni disponibili.

Abbiamo avuto diverse testimonianze (dirette o tramite report scritti) di diversi casi (almeno 4 casi gravi accaduti sia durante competizioni che durante allenamenti profondi) nei quali è stato utilizzato il secondo stadio dell’erogatore collegato alla bombola di ossigeno, a volte dopo più di 4 minuti in cui si tentava di rianimare la vittima con la maschera AMBU o con la respirazione bocca-a-bocca: in tutti questi casi di cui abbiamo testimonianza diretta, l’utilizzo del secondo stadio dell’erogatore collegato alla bombola di ossigeno è stato decisivo per ripristinare le funzioni respiratorie della vittima.

Seconda Riflessione. Nella stragrande maggioranza degli eventi di apnea che si svolgono in tutto il mondo ed anche in molti equipaggiamenti di rescue che sono presenti a bordo di barche appoggio utilizzate per uscite di apnea profonda o di pesca in apnea, ad oggi la realtà dei fatti è che il secondo stadio dell’erogatore collegato alla bombola di ossigeno è l’equipaggiamento più comunemente e facilmente disponibile. È molto importante prendere seriamente in considerazione l’introduzione di altre attrezzature e\o equipaggiamenti medici di supporto alle emergenze durante le competizioni e gli eventi di apnea:  (1) Dispositivi MTV- Manually Triggered Ventilator, (2) Dispositivi CPAP – Continuous Positive Air Pressure oppure in caso di arresto respiratorio (3) Dispositivi PPV – Positive Pressure Ventilation o altri dispositivi di supporto opportunamente assemblati e che prevedano l’uso di ossigeno e di un apposito erogatore\maschera.

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http://www.medicaldev.com/products/mtv-100manually-triggered-ventilator/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9737408

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Come suggerito da Bill Baker: “ Possiamo assumere che dal punto di vista operativo le problematiche critiche che possono colpire un apneista alla riemersine da un tuffo in apnea e che devono essere gestite tempestivamente su una piattaforma possano essere suddivise in 4 principali tipologie:

  • ipossia ed anossia che si manifestano con il black-out – con e senza trisma, laringospasmo o convulsioni;
  • squeeze polmonare o barotrauma polmonare traumatico, che può risultare in un edema polmonare con copiose perdite di sangue.
  • Una combinazione di squeeze e balck-out, con tutto ciò che comporta;
  • Un arresto respiratorio-apnea, vittima che non respira.

Tutti noi comprendiamo la fondamentale importanza nel fermare tempestivamente la progressione di uno qualunque di questi processi. Per come è concepito il dispositivo CPAP tradizionale, affinché esso funzioni correttamente e supporti efficacemente le attività respiratorie della vittima, dovremmo essere in presenza di una vittima che respira in modo efficiente ed efficace. Fornire pressione positiva nelle vie aeree di una vittima con i sintomi sopra descritti serve a superare i limiti fisiologici che possono causare una riduzione significativa nello scambio di gas al livello cellulare. Questo mancato scambio di gas può causare un effetto cascata ed un susseguirsi di eventi terribili per il corpo umano e che alla fine possono portare alla morte. La gestione del tempo che intercorre prima di giungere ad un danno irreparabile per il corpo umano e l’utilizzo appropriato dei dispositivi medici di supporto all’emergenza possono aiutare a gestire al meglio la situazione ed interrompere e\o invertire questo effetto cascata. Tuttavia, dipendentemente dallo stato della vittima, anche nel caso di supporto respiratorio tempestivo ed efficacie, potrebbe volerci del tempo affinché il corpo inizi a reagire e ritorni alle funzioni vitali normali. A volte bastano pochi secondi, a volte servono diversi minuti: in questo intervallo di tempo risulterà di fondamentale importanza la preparazione e la prontezza del Safety Team nell’adozione di opportune contromisure e nella gestione tempestiva dell’emergenza”

Riflessioni derivanti da esperienze su campo: il secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato ad una bombola di ossigeno può essere una ottima soluzione per supportare apneisti o pescatori in apnea che riemergono in condizioni di black-out e che non si riprendono (come normalmente dovrebbe accadere) dopi pochi secondi. Le procedure di sicurezza adottate nella gestione di questa tipologia di incidenti dovrebbero essere riviste e se possibile aggiornate poiché non è la prima volta che si riesce a salvare una vita tramite l’utilizzo di questo semplice elemento di una comune attrezzatura subacquea. Ogni dispositivo citato in questo articolo è uno strumento che può essere utilizzato in modo appropriato nelle diverse circostanze. Ma dal punto di vista squisitamente empirico e basando il ragionamento solo su osservazioni e su testimonianze dirette raccolte, possiamo concludere che il secondo stadio dell’erogatore subacqueo collegato ad una bombola di ossigeno sembra essere uno strumento utile ed efficacie per aiutare il soccorritore a raggiungere un risultato positivo nel caso in cui gli altri dispositivi professionali non siano disponibili o non stiano fornendo i risultati attesi.


Autore: Marco Cosentino, Istruttore AIDA international and Apnea Academy, istruttore DAN BLS  provider ed esperto Safety Diver. La riproduzione non è consentita.

Freediving and Safety: utilization of diving regulator in rescue

Per la versione in Italiano clicca qui

Freediving and Safety: possible utilization of SCUBA Diving Regulator to rescue freedivers surfacing in black-out and with severe respiratory issues.

I would like to express my profound gratitude to Tom Ardavany and Bill&Leigh Baker for comments, suggestions, background and professional experience they have shared. In this article I tried to summarize the experiences and know-how gained during several freediving competitions working as Safety Diver and\or Chief of Safety.

Disclaimer: this article is purely for information purposes and must not be used as a reference for any type of first aid or any rescue or BLS activities. There are medical standards and internationally approved procedures by authorized bodies which must be followed in first aid, rescue and BLS activities. Neither the author nor  the persons mentioned in the article may be held responsible for the use which may be made of the information contained therein.

First Safety Advice: Never Dive Alone!

Immediately after the death of Nicolas Mevoli during VB2013 competition I had the feeling that something more could have been done in order to save his life, mainly on the platform and mainly from the medics who were in charge on the platform during the competition. This thought did not make me sleep for a long time after the event and even today, after several years, I’m still convinced that his life could have been saved with proper medical support.

I’m not a medic and I do not want to argue or create any controversy on the job done by the doctors on the platform that day (there have been official AIDA investigations and appointed professionals with specific knowledge and academic background have expressed their opinions on how the emergency was handled) but I would like to highlight the fact that probably the rescue protocols, and especially some equipment’s supposed to be available during freediving competitions (till that day), were not effectively used and\or their usage was not considered to be essential for the resolution of this type of cases.

In particular, the breathing supporting maneuvers based on the utilization of the AMBU-BVM mask equipment did not result to be effective for the recovery of Nicolas’s breathing (after one year from the event I had the opportunity to see the video of the accident and there are some evidence which cannot be neglected, especially in the improper usage of the device) and in that case no one decided to try other “practical” solutions which were available on the platform (e.g. diving regulator), probably because the emergency management protocol was not foreseeing the utilization of those devices.

After this sad event and during the preparation of the Vertical Blue 2014, I had the opportunity to talk a lot about the accident with the medic in charge for the VB2014, Mr. Tom Ardavany. Tom is a Registered Nurse and Paramedic from Washington State and he has worked in a Level I Trauma Center and as a flight nurse transporting critical trauma and medical patients via helicopter air ambulance. He also works as a paramedic in the San Juan Islands. As an EMT Instructor for Remote Medical International, Tom has trained military personnel, government agents and body guards in emergency medical response.

During our discussions we have been spending a lot of time thinking about possible utilization of the diving regulator connected to the oxygen tank in order to support a freediver suffering severe breathing impairments and potential lung barotrauma or squeeze. We talked about how and if this very easily available equipment could be really effective in supporting freedivers or spearfisherman surfacing with the aforementioned medical situation, and we have been running drills with the safety crew on how to properly use it.  Fortunately during that VB we never had the need to use this equipment.

One year later, 2015, when I was called to be the chief of Safety in the Nirvana Ocean Quest Competition in Colombia, I asked for Tom’s advice in order to properly set-up the emergency management plan. During this event, together with the organizer and the medic in charge on the platform, we decided to introduce the SCUBA Diving regulator in the “emergency management procedure”: in case of black-out victim with severe breathing impairments and possible lungs issues and not recovering after 1 minute of AMBU-BVM mask utilization, the primary option was the utilization of the diving regulator connected to an oxygen tank in order to support victim’s breathing. Fortunately also during this event we never had the need to use this device.

This year, at the very beginning of the VB2016, we had to manage the case of a  freediver who came out on the surface with a bad black-out, with severe breath impairments and again we (I was member of the Safety Team, Tom was the supervisor and Bill Baker was the platform emergency responsible) followed the protocol and started immediately supporting his breathing on the platform with the AMBU-BVM mask (the mask in this case was used in a proper way, e.g. adherent to the victim’s face and connected to the oxygen tank). After probably 1 minute we saw that the freediver was not breathing properly and we decided, based on several drills we run before the competition, to switch to the diving regulator: one of the safety divers started breathing oxygen from the diving regulator and performed a couple of mouth-to mouth rescue breathing on the victim. After two attempts we decided to open diver’s mouth and insert the diving regulator directly in his mouth while pinching his nose and starting purging oxygen in his lungs through the regulator valve.

Based purely on the observation of freediver’s reactions, so without any scientific background based on medical tests  supporting the following assumptions, we had the opportunity to understand first-hand how effective the utilization of the diving regulator really can be when a diver surfaces with a serious black out and severe breath impairments most probably caused by larynx-spasm and closure of the glottis. The utilization of the AMBU-BVM mask, adopted initially for supporting athlete’s breathing,  was not really effective because this device is probably not forcing oxygen with enough positive pressure into the first section of the victim’s respiratory system, which is probably occluded or sealed.

Based on this observations we have agreed that what is probably needed in these cases is positive air pressure to support (or is better saying force) the re-opening of the glottis and larynx  and so the arrival of the air flow directly into the lungs. This positive pressure can be generated either by using the second stage of the diving regulator or by performing an effective mouth-to-mouth rescue breathing.

Now we should try to distinguish between two possible real case scenarios:

– First Scenario: You are spearfishing or freediving with a buddy or you are out at sea for a diving training session with an instructor and the only easily available device on the boat is the diving regulator connected to the oxygen tank and (possibly) the AMBU-BVM Mask.

– Second Scenario: You are in an organized event and\or in elite competitions where there are professional medics on the platform and other professional medical tools, together with the diving regulator and AMBU-BVM, are available.

In the first case, if the only alternative available device is the diving regulator, a possible rescue procedure in case the AMBU-BVM doesn’t provide the expected feedback after 1 minute, shall be based on the following very easy steps:

  1. Second stage of the SCUBA Diving regulator connected to the oxygen tank
  2. Second stage of the SCUBA Regulator properly inserted in the victim’s mouth: buddy or safety team member shall use his fingers to properly seal the regulator in the mouth in order to not loose air pressure when pressing the purge button
  3. Nose of the victim pinched in order to not loose air pressure from the upper airways.
  4. Press the purge valve on the regulator for 2 seconds or until you see the victim’s chest rising meaning that the airflow broke the occlusion in the larynx and the air is flowing in the lungs.
  5. Repeat until the victim will start breathing autonomously.
  6. As soon as the airways are cleared, switch back to the AMBU-BVM to support breathing

In the second scenario, if we are in competitions and we have professional medics or emergency management experts on the platform, a “must have” equipment on the platform (apart from the AMBU-BVM mask and other standard equipment’s) could be “a manually triggered valve oxygen ventilating device (so-called MTV), which gives 40-70mm H20 Pressure. The big differences between the diving regulator and the MTV is the better visibility of the breathing pattern and is actually a medical device that can be used for such procedures. The probably reason that AMBU-BVM fails is that BVM has a standard overpressure valve protecting the inflation of the stomach”, as Rik Rosken suggested.

First reflection. Even if the AMBU-BVM mask , as indicated in many first aid protocols and also confirmed from Bill Baker who was the Safety Responsible in charge on the platform at the last Vertical Blue, “remains the tried and true device to provide oxygenation for a hypoxic individual who is breathing inefficiently, and certainly for one who is apneic, we can state that probably the diving regulator has to be considered a valuable support in case the AMBU-BVM device doesn’t provide the expected results after few seconds or in case other professional devices are not available. It just doesn’t replace devices that are designed to ventilate an apneic or unequivocally inefficient respiratory pattern, it just provides additional support or an alternative in case no other solutions are immediately available.”

We have been reported (direct witnesses or written reports) of several cases (at least 4 severe cases happened both in competitions or during deep training) in which the second stage of the diving regulator has been used, sometimes after more than 4 minutes of resuscitation attempts based on the usage of AMBU-BVM mask or mouth-to-mouth rescue breathing:  in all the reported cases the utilization of the regulator was found decisive for the recovery of the breathing activity of the victim.

Second reflection. For the overwhelming majority of world-wide free-diving events, the reality is that the oxygen tank connected to the diving regulator is the go-to device because it is currently the predominant piece of equipment easily available on boats or platforms. The introduction of additional equipment’s during freediving competitions and events shall be taken in serious consideration: (1) MTV- Manually Triggered Ventilator devices, (2) CPAP- Continuous Positive Air Pressure or, in case of respiratory failure, (3) Positive Pressure Ventilation (PPV) devices or other supportive devices, mechanically enhanced with the use of the oxygen tank & the right regulator.

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http://www.medicaldev.com/products/mtv-100manually-triggered-ventilator/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9737408

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As suggested by Bill Baker “We can state that in broad scope, the freediver’s problems can be broken down to 4 critical platform complications:

  • hypoxia and anoxia which manifests as blackouts – with or without trismus, laryngospasm, or seizure;
  • lung squeeze or traumatic lungs barotrauma, resulting in pulmonary edema, sometimes copious and overwhelming;
  • a combination of squeeze & blackout, with all that entails;
  • respiratory arrest – apnea, not breathing.

We all understand the monumental importance of stopping progression of any of these processes. Now then, as the traditional CPAP is conceived, one must be breathing efficiently and effectively for CPAP to be of benefit. Positive airway pressure is provided to assist in overcoming the physical limits that exist and which ultimately causes insufficient gas exchange at the cellular level. This causes a cascading effect of horrible events in the human body, which can ultimately result in death. The amount of time into the insult (the damage done), as well as proper application of appropriate the tools, will help bridge the gap and stop/reverse this cascade. However, it also takes time for the body to work through that. Sometimes seconds, sometimes several minutes, which is assisted by Safety’s and Medical’s early recognition and proficient mitigation efforts.”

Lesson Learnt from experience: the oxygen regulator can be a good solution to support freedivers or spearfisherman suffering severe black-outs and not recovering after few seconds. Safety procedures defined to manage these type of accidents shall be reviewed and possibly updated because this is not the first time that a life is saved using this very simple equipment. Each device\equipment is a tool that can be utilized in the appropriate circumstance. “But empirically and based purely on observation and consistent anecdotal input, the SCUBA Diving regulator setup on an oxygen tank seems at this point to be a useful and effective device to aid in reaching a positive outcome in case other professional devices are not available and\or are not providing the expected results in few seconds”. During last VB2016 we tested the usage of the SCUBA diving regulator also in the simulated case of a victim suffering a mandibular lockjaw: based on the tests we have done we can assume that, if properly inserted in the victim’s mouth and with mouth + second stage of the SCUBA Diving Regulator system properly sealed, the regulator is capable of forcing air (generating positive pressure) in the lungs even through clenched teeth.


Author: Marco Cosentino, AIDA international and Apnea Academy Instructor, DAN BLS instructor and experienced Safety Diver. Reproduction is authorized provided the source is acknowledged.